NABA Painting and Visual Arts/What's going on?

TRANSLATIONS, PROTOCOLS AND ARCHIVES | Public Lecture di Antoni Muntadas | 9 luglio 2019, ore 18.30 in Aula A0.2

Posted in Senza categoria by NABA Painting and Visual Arts on 05/07/2019

 

 

Martedì 09 luglio 2019, ore 18.30 in Aula A0.2

NABA, Nuova Accademia Di Belle Arti,

Via Darwin 20, Milano

 

Ciclo Matter of Identity

 

TRANSLATIONS, PROTOCOLS AND ARCHIVES

 

Public Lecture di Antoni Muntadas

 

 

 

 

NABA Nuova Accademia di Belle Arti di Milano è lieta di annunciare una public lecture con l’artista multimediale di fama internazionale Antoni Muntadas moderata da Marco Scotini (Direttore del dipartimento di Arti Visive, NABA). Il tema dell’Archivio, dopo gli incontri con Simon Wachsmuth, Paulo Bruscky e Mariam Ghani ritorna al centro dell’indagine con i ‘media landscapes’ di Antoni Muntadas. La conferenza fa parte del ciclo Matter of Identity, promosso da NABA dall’8 all’11 luglio.

 

Artista di origine spagnola, Antoni Muntadas mette in discussione il rapporto tra l’informazione e i suoi canali di trasmissione. La pratica di Muntadas affronta argomenti sociali, politici e di comunicazione, come la relazione tra spazio pubblico e privato all’interno della struttura sociale, e analizza i canali di informazione e il modo in cui essi possono essere usati per censurare o promulgare idee. La sua critica dei media passa attraverso il video, la fotografia, l’installazione, l’internet art e l’arte pubblica per svelare i sistemi di informazione che giacciono nelle infrastrutture della televisione e della stampa, fino alla pubblicità e all’architettura, in un processo che rende pubblico ciò che viene tenuto nascosto sotto gli occhi di tutti.

Inoltre, Muntadas ha coniato termini di fondamentale importanza quali ‘media landscape’ e ‘soggettività critica’; il primo per indicare alla presenza in costante espansione dei mass media, della pubblicità e del materiale audiovisivo nello spazio pubblico, il secondo in riferimento alle metodologie critiche della percezione, del pensiero e della configurazione dei soggetti.

 

Particolarmente rilevanti, nella storia di Muntadas, le opere che hanno saputo anticipare quelli che sono i grandi temi del presente mediale, con progetti come On Translation (2006), esposto per la prima volta all’Inter-Society of Electronic Arts di San José, California. Il loro contenuto, la loro dimensione e i loro materiali, sebbene differenti, si concentrano sull’esperienza personale dell’autore e sulla sua attività artistica in numerosi Paesi coprendo un periodo di oltre trent’anni. Con il raggruppamento di questi lavori sotto un unico titolo, Muntadas li colloca contemporaneamente nei campi dell’esperienza concreta riguardanti la comunicazione, la cultura del tempo e il ruolo dell’artista e dell’arte nella società contemporanea. La serie On Translation ragiona sulla vita delle persone durante il momento storico di un mondo in continua traduzione. Traduzione da non intendersi come passaggio da una lingua a un’altra, ma in termini culturali, economici, politici, societari e di media. Muntadas fa riferimento ai cosiddetti ‘filtri’ che operano tra il pubblico e gli artefatti culturali, quali le istituzioni, l’architettura e la televisione, e ne mette in relazione l’influenza con quella dei traduttori, al fine di concepire l’opera d’arte come un processo di traduzione dall’artista al pubblico, e viceversa.

 

L’intervento di Muntadas in NABA partirà proprio da quella che può essere considerata la sua opera più significativa, The File Room. L’opera, che ha messo in moto una riflessione ancora in corso sui concetti di archivio e di censura, decostruisce e riformula questi concetti mediante la creazione di un database online, il quale ha richiesto due anni di lavoro per la sua creazione e per riunire oltre 400 casi di censura nell’arte. The File Room sperimenta una nuova forma di conoscenza comunitaria, anticipando progetti come Wikipedia e superandoli, con l’astensione a un appiattimento enciclopedico. The File Room prende spunto dal vissuto di Muntadas, che ha deciso di creare questo archivio partecipato e di pubblicarlo online nel 1994, dopo che una emittente televisiva si era rifiutata di mandare in onda un suo programma.

L’intento è stato anche quello di presentare una diversità storica, includendo materiale ricevuto per posta, fax email nella galleria di Randolph Street a Chicago. Nozioni sul ruolo dell’autorità dell’archivista, del ricercatore, del catalogatore, dell’autore sono state continuamente messe in discussione con questo progetto per esorcizzare il fantasma dell’oggettività. Per alcuni utenti The File Room può sembrare anomalo per il modo in cui resiste ai tradizionali sistemi di raccolta dati: una mutevole, e apparentemente “disordinata”, registrazione dell’esperienza culturale. Ma è questa anomalia che permette ad altre questioni critiche di emergere.

“Il progetto non vuole essere una biblioteca, un’enciclopedia, o un editoriale (in senso tradizionale). The File Room non pretende nessuna autorità scientifica editoriale o accademica, ma propone un metodo alternativo per la raccolta, il processamento e la distribuzione di informazioni, per stimolare il dibattito sulla censura e sull’archivio.”

 

Antoni Muntadas. Nato a Barcellona nel 1942 a trasferitosi a New York nel 1971, è artista, professore e attivista. Ha ricevuto numerosi premi, di istituzioni quali Solomon R. Guggenheim Foundation, Rockefeller Foundation, National Endowment for the Arts, New York State Council on the Arts, Arts Electronica Linz, Laser d’Or di Locarno, Premi Nacional d’Arts Plàstiques catalano e Premio Velázquez de las Artes Plásticas 2009 assegnato dal Ministero della Cultura spagnolo. Muntadas ha esposto in prestigiose istituzioni quali MoMa di New York, Reina Sofìa di Madrid, Documenta Kassel, Biennale di Venezia e Whitney Biennial. Inoltre, è stato docente presso MIT Masachussets Institute of Technology dal 1990 al 2014.

WHAT WE LEFT UNFINISHED – Archivi Afgani | Open Lecture di Mariam Ghani | Mercoledì 12 giugno 2019, ore 17.00 in Aula C0.2

Posted in Senza categoria by NABA Painting and Visual Arts on 12/06/2019

 

 

Mercoledì 12 giugno 2019, ore 17.00 in Aula C0.2

NABA, Nuova Accademia Di Belle Arti,

Via Darwin 20, Milano

 

 

WHAT WE LEFT UNFINISHED

Archivi Afgani

 

Open Lecture di Mariam Ghani

 

 

 

 

 

 

NABA Nuova Accademia di Belle Arti di Milano è lieta di annunciare una open lecture di Mariam Ghani, artista, scrittrice e filmmaker di origine americana e afghana introdotta da Marco Scotini (Direttore del dipartimento di Arti Visive, NABA) e moderata da Andris Brinkmanis (Course Leader, BA Painting and Visual Arts, NABA). Il tema dell’Archivio, dopo gli incontri con Shubigi Rao, Simon Wachsmuth e Paulo Bruscky ritorna con gli archivi afgani di Mariam Ghani.

 

Conosciuta a livello internazionale per il carattere multidisciplinare della sua ricerca, dove realtà e fiction si intrecciano, Ghani usa l’arte come strumento di indagine e denuncia. Attraverso diverse modalità linguistiche – video, film, materiali d’archivio, “lectures” e performance – attraversa le urgenze socio-politiche su scala globale a partire da temporalità, spazi e narrazioni in cui le strutture sociali, politiche e culturali assumono forme visibili e tangibili.

Interessata a investigare la ricostruzione del passato nel presente (memoria) e il presente proiettato nel futuro, Ghani nei suoi lavori spesso sovrappone le narrative storiche alle dimensioni private e pubbliche, l’immaginario e il reale, attraverso materiali d’archivio e tracce documentali, fiction e storie speculative create intorno ai frammenti di luoghi concreti. Una pratica artistica che si sviluppa lungo alcune direzioni di ricerca: le zone di confine, le terre di nessuno, le traduzioni, le transizioni e gli scollamenti in cui le culture si intrecciano; insieme ai dispositivi di sicurezza, gli archivi, le architetture della democrazia e gli immaginari nazionali; infine le intersezioni tra guerra, trauma, memoria, identità, migrazione, lingua e perdita.

 

Nata in esilio, Ghani riscopre il suo paese d’origine solo a partire dal 2002, dedicandogli numerosi lavori, da Kabul Reconstructions (2002) fino a Brief History of Collapses presentato a dOCUMENTA (13) nel 2012, che riflettono la sua complessa relazione con l’Afghanistan, intima ed estranea, afghana e straniera al tempo stesso.

 

Il suo intervento in NABA sarà strutturato a partire dall’ultimo lavoro filmico What We Left Unfinished. Quest’opera corale racconta l’incredibile storia di cinque lungometraggi mai finiti, risalenti all’epoca Comunista in Afghanistan tra il 1978-1991.

Ghani usa il materiale trovato per ricostruire la storia dimenticata e cancellata di un’epoca, ritornando in alcuni dei luoghi del suo paese dove sono stati girati i filmati originali, facendo le interviste a registi, attori e membri del set. Questo collage cinematografico non lascia emergere soltanto una riflessione sull’epoca Comunista e il pericoloso lavoro di questi cineasti, ma anche la convinzione che i film, ancora oggi, potrebbero salvare l’Afghanistan dalle divisioni conflittuali del presente.

All’epoca della produzione – e nonostante le interferenze del governo, gli avvertimenti della censura, le scarse risorse, l’opposizione armata e le quasi continue minacce di arresto, persino di morte – i cineasti coinvolti hanno continuato a girare film sovversivi, con l’intento di raccontare la verità sulla vita. Quel che accomuna tutti e cinque gli estratti selezionati e raccolti da Ghani – The April Revolution (1978), Downfall (1987), The Black Diamond (1989), Wrong Way (1990) e Agent (1991) – è il fatto che dopo aver completato il girato, sono stati vietati dallo Stato o abbandonati dai registi stessi. Queste pellicole mai editate, sono sfuggite al taglio finale della censura. E mentre tutti i cinque sono film di finzione, ciascuno registra alcuni aspetti significativi del periodo e la loro traccia nel reale.

 

 

Mariam Ghani. Nata nel 1978 a New York, è un’artista, scrittrice e regista. Ha partecipato a numerose esposizioni internazionali e proiettato i suoi lavori al Guggenheim, MoMA, Met Breuer e Queens Museum di New York, alla National Gallery di Washington, Saint Louis Art Museum, Indianapolis Museum of Art, CCCB di Barcellona, ai Festival del cinema CPH DOX e Rotterdam, partecipato alle Biennali di Sharjah, Liverpool, Yinchuan, Dhaka Art Summit e Documenta 13 a Kabul e Kassel, tra gli altri. Alcuni dei suoi testi sono stati pubblicati in riviste come: e-Flux, Frieze, Foreign Policy e Triple Canopy e sono inclusi nei readers come Assuming Boycott: Resistance, Agency and Cultural Production, Critical Writing Ensembles, Dissonant Archives, Social Medium: Artists Writing 2000-2015, e Utopian Pulse: Flares in the Darkroom.

Mariam Ghani ha ricevuto numerosi premi, assegni di ricerca e residenze d’artista, tra i più recenti possiamo ricordare quelli di New York State Council on the Arts, the Doha Film Institute, Creative Capital, the 18th Street Arts Center a Los Angeles, The Schell Center for International Human Rights al Yale Law e The Center for Constitutional Rights.

 

L’artista è nota anche per i suoi progetti di lunga durata, strutturati intorno a luoghi, idee, istituzioni e problemi specifici. Questi includono: il lavoro critico e curatoriale, nonché quello conservativo e creativo con l’archivio cinematografico nazionale Afghan Films, dal 2012, sviluppato con il supporto del collettivo di media archiviazione Pad.ma e numerose istituzioni artistiche internazionali; le serie di video e lavori performativi Performed Places, sviluppati a partire dal 2006, in collaborazione con la coreografa Erin Ellen Kelly e il compositore Qasim Naqvi; l’archivio sperimentale/piattaforma di discussione Index of the Disappeared (un resoconto sulla detenzione di immigrati negli Stati Uniti dopo l’11 settembre), creato con l’artista Chitra Ganesh nel 2004, successivamente diventato un veicolo per collaborare con altri attivisti, archivisti, artisti, giornalisti, avvocati e studiosi.

 

Il primo lungometraggio di Ghani, il documentario What We Left Unfinished, è stato recentemente presentato alla Berlinale del 2019.  Durante la primavera del 2019, Ghani è stata visiting scholar del Center for the Humanities presso il Graduate Center, CUNY e fellow presso la New York Public Library. Ghani fa parte della faculty del dipartimento di Film e Video al Bennington College.

Oltre al suo lavoro artistico e di ricerca, Ghani lavora come giornalista. Fa parte del Gulf Labor Working Group, il gruppo quale ha cercato di difendere i diritti dei lavoratori coinvolti nella costruzione dei musei ad Abu Dhabi.

 

Ravi Agarwal | POLITIQUES DE LA VÉGÉTATION | Martedì 28 Maggio 2019 ore 18:00 | FM Centro per l’arte contemporanea, Milano

Posted in Senza categoria by NABA Painting and Visual Arts on 24/05/2019

 

 

FM Centro per l’arte contemporanea

 

Martedì 28 Maggio 2019 ore 18:00

 

Open lecture

Ravi Agarwal

 

in occasione del Book Launch di

 

POLITIQUES DE LA VÉGÉTATION

Pratiques artistiques, stratégies communautaires, agroécologie

Éditions Eterotopia France

 

Intervengono: Ravi Agarwal, Marco Scotini e Tiziana Villani

 

 

 

 

FM Centro per l’arte contemporanea. Martedì 28 Maggio 2019 alle ore 18:00, la presentazione del volume POLITIQUES DE LA VÉGÉTATION. Pratiques artistiques, stratégies communautaires, agroécologie, a cura di Marco Scotini, pubblicato da Éditions Eterotopia France sarà l’occasione per una open lecture dell’artista indiano e attivista ambientale Ravi Agarwal, come ulteriore approfondimento dell’indagine del rapporto tra pratiche artistiche e pensiero ecologista nel continente asiatico e soprattutto in relazione a una forma intersezionale di ecofemminismo, in dialogo con Tiziana Villani e Marco Scotini.

 

Secondo Ravi Agarwal «dobbiamo accettare che la “natura” non sia una categoria astratta fatta solo per servire l’uomo ed essere dominata, ma che costituisce un insieme di relazioni che si formano in modo diverso a seconda del genere, della razza, della casta, ecc. I ruoli sociali e le gerarchie definiscono che cos’è la natura. Non è un caso che il movimento più famoso contro il disboscamento degli alberi della foresta in India, Chipko, sia stato guidato da donne. La loro interdipendenza sugli alberi era quotidiana e si rifletteva anche nelle loro canzoni e poesie. La natura come terra, come ricchezza, come foresta è arrivata ad essere controllata dagli uomini e soprattutto dagli uomini con potere. Ciò che era feudale è ora legittimato come “corporativo”. La democratizzazione dei rapporti sociali per emanciparli da strutture di patriarcato, razza e casta ha bisogno anche dei non umani per far parte di questa equazione. È la consapevolezza che il pianeta è per tutti, umano e non umano, allo stesso modo. La natura deve essere reinserita nel contratto sociale».

 

Il volume, nato anche dalla collaborazione con il PAV Parco Arte Vivente, raccoglie testi di Atelier d’Architecture Autogérée, Joseph Beuys, Zheng Bo, Critical Art Ensemble, Mariarosa Dalla Costa, Wapke Feenstra (MyVillages), Amy Franceschini (Futurefarmers), Fernando Garcia Dory, Piero Gilardi, Bonnie Ora Sherk, Marko Pogačnik (OHO Group), Marjetica Potrč, Marco Scotini, Bouba Touré, Tiziana Villani, Philippe Zourgane.

 

Nell’arte contemporanea, il pensiero ecologico ha una grande importanza. L’ecologia è interpretata in modi diversi da artisti, creatori di opere, azioni e spazi che sono molto critici nei confronti dei sistemi estetici contemporanei.

Politiques de la Végétation presenta una genealogia e un insieme di esperienze in cui pratiche artistiche, attivismo e produzione di spazi si incontrano per mettere in evidenza i rapporti tra agricoltura e movimenti popolari, la costruzione di comunità urbane e rurali, per considerare anche il ruolo svolto dall’ecologia nelle politiche coloniali.

Artisti, attivisti e teorici discutono sulle pratiche estetiche e politiche in questione, le relazioni e l’uso politico di ciò che di solito appartiene al dominio della “natura” e della scienza, proprio nel momento dell’accelerazione neoliberista e della cosiddetta green economy.

Lontana dall’essere un substrato passivo e silenzioso, la natura è ancora un agente attivo nel cambiamento storico e indissociabile, in quanto tale, dall’azione umana. Dovrebbe quindi essere impossibile parlare di natura in generale, ma di particolari “nature storiche”, dove apparirebbero meno i dualismi natura/cultura, geografia/storia, struttura/sovrastruttura e così via.

 

 

per informazioni: http://www.eterotopiafrance.com/catalogue/politiques-de-la-vegetation/

SHAPING DESIRED FUTURES | 23 maggio ore 19 | Gogol Company, Milano

Posted in docenti, Events, Exhibition by NABA Painting and Visual Arts on 23/05/2019

In che modo arte e cultura possono contribuire a creare nuovi immaginari del futuro all’interno dell’attuale discorso politico e sociale caratterizzato da disinformazione, radicalizzazione, populismo e una crisi generale della democrazia rappresentativa?
Shaping Desired Futures disegna la mappa di un’Europa in cambiamento che può aiutare a contestualizzare le domande scottanti di oggi e tracciare le narrazioni ancora sconosciute condivise dall’Europa centrale e orientale. Attraverso una serie di interviste, saggi e contributi artistici, propone nuovi mezzi attraverso i quali l’arte può modellare visioni alternative e contribuire a plasmare i futuri desiderati. […]

Il volume, che è parte del progetto di Cooperazione Europea “Trauma & Revival-Cultural Relations between Eastern and Western Europe”, raccoglie i contributi di Alexandra Danilova, Paul Dujardin, Oriol Fontdevila, Boris Groys, Krzysztof Gutfrański, Suzannah Henty, Vlad Morariu, Michal Novotný, Nina Power, Jan Sowa, Aria Spinelli, Katalin Timár, Wato Tsereteli, Joanna Warsza e Peter Weibel.

L’evento fa parte di PUBBLICA, ciclo di presentazioni di libri dedicati all’arte nella sfera pubblica, ed è una collaborazione tra Gogol & Company e ArtLine Milano, il progetto di arte pubblica del Comune di Milano all’interno del parco di CityLife.

As Big As Biennale | 7 maggio 2019 | Università Ca’ Foscari, Venezia

Posted in Senza categoria by NABA Painting and Visual Arts on 23/04/2019

Paulo Bruscky | The Archive as Artwork – Mail Art and Italian Women Artists | 17 aprile ore 18.00 | FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano

Posted in Senza categoria by NABA Painting and Visual Arts on 15/04/2019

Negotiating the Transcultural Museum | 11 – 12 April | Museion, Bolzano

Posted in Senza categoria by NABA Painting and Visual Arts on 09/04/2019

Pressemitteilung  

 

NEGOTIATING THE TRANSCULTURAL MUSEUM: simposio internazionale giovedì 11 e venerdì 12 aprile

 

Un simposio internazionale per indagare il presente e il futuro di piccole istituzioni museali che si occupano di arte contemporanea. L’11 e il 12 aprile 2019, nel campus di Bolzano si terrà ‘Negotiating the Transcultural Museum’, organizzato in collaborazione tra la Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano e Museion – museo d’arte moderna e contemporanea, Bolzano.

 

Negli ultimi decenni, il modo in cui il museo è concepito è profondamente cambiato. Invece di essere inteso come uno contenitore di opere d’arte da collezionare e preservare, questa istituzione è oggi considerata come un luogo di continua e condivisa produzione culturale. Il simposio ‘Negotiating the Transcultural Museum’ metterà a confronto prospettive diverse per trovare risposte ai quesiti che emergono dalla negoziazione tra il carattere collettivo e cooperativo della produzione culturale di queste istituzioni, il contesto locale in cui son inseriti ed operano, e la dimensione globale e transculturale delle pratiche artistiche e curatoriali contemporanee.

 

Organizzato dal preside della Facoltà di Design, Prof. Dr Stephan Schmidt-Wulffen e dalla direttrice di Museion, Letizia Ragaglia, vi parteciperanno curatrici, curatori e teorici attivi nel panorama internazionale: Catherine David (Centre Pompidou, Parigi), Emanuele Guidi (AR/GE Kunst, Bolzano), Marco Scotini (NABA/FM Center for Contemporary Art, Milan), Christian Kravagna (Academy of Fine Arts, Vienna), Carol Yinghua Lu (Curatrice indipendente, Pechino) e Tereza Stejskalová (Tranzit, Prague). Parteciperanno inoltre cinque giovani accademici di pratiche museografiche e curatoriali: Dr Cristina Bastante (IED – Istituto Europeo di Design, Roma), Dr Ana Bilbao (University of the Arts, London), Dr Ana Sol Gonzales Rueda (University of St Andrews, St Andrews), Dr Jana Haeckel (Goethe Institute, Brussels), e Jennifer Warren (University of the Arts, London).

 

Il simposio è in lingua inglese e si svolgerà alla Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano. L’evento, indirizzato agli addetti ai lavori ma aperto a studenti e al più ampio pubblico, è gratuito e non prevede preiscrizioni.

 

Giovedì 11 aprile, alle ore 18, al Museion – museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano si terrà una presentazione del professor Christian Kravagna. Prof Kravagna, autore di ‘Transmoderne. Eine Kunstgeschichte des Kontakts’ (2017), insegna Postcolonial Studies all’ Academia di Fine Art di Vienna. Il suo intervento, dal titolo ‘Just what is it that makes our museums transcultural?’, delineerà alcuni elementi essenziali da considerarsi nel rapporto tra museo e le sfide poste dalle trasformazioni della società contemporanea. Per maggiori informazioni, si veda il programma di seguito.

‘Negotiating the Transcultural Museum’ è organizzato dalla Libera Università di Bolzano e Museion – museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano e può contare sul supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano e Fondazione Antonio Dalle Nogare.

Giovedì, 11 Aprile 2019

Libera Università di Bolzano (Aula C0.03/C0.04)

 

9:00    Benvenuto e Introduzione del Prof Dr Stephan Schmidt-Wulffen (unibz)

 

9:45    New Perspective from Emerging Scholars

 

09:45    Dr Cristina Bastante (IED – Istituto Europeo di Design, Rome)

10:15    Dr Ana Bilbao (University of the Arts, London)

10:45    Dr Ana Sol Gonzalez Rueda (University of St Andrews, St Andrews)

 

12:00    Jennifer Warren (University of the Arts, London)

12:30    Dr Jana Haeckel (Goethe Institute, Brussels)

 

 

14:30    Letizia Ragaglia (Museion)

A Case Study of Museion

 

Sessione 1: Biennials as a model to deal with locality?

 

15:30    Carol Yinghua Lu  (Curatrice indipendente, Pechino)

 

16:00    Marco Scotini (NABA/FM Center for Contemporary Art, Milan)

 

16:30    Marco Scotini/ Carol Yinghua Lu

Conversazione moderata da Andreas Hapkemeyer (Research director)

 

 

18:00  MUSEION

Prof Christian Kravagna (Academy of Fine Arts, Vienna)

‘Just what is it that makes our museums transcultural?’

 

***

 

Venerdì, 12 Aprile 2019

Libera Università di Bolzano (Aula C0.04)

 

9:30       Catherine David (Deputy Director of Musée National d’Art Moderne, Parigi)

 

Sessione 2: Small art organizations: global issues and local contexts

 

10:30     Emanuele Guidi (AR/GE Kunst, Bolzano)

 

11:00     Tereza Stejskalová (Tranzit, Prague)

 

11:45    Tereza Stejskalová / Emanuele Guidi

Conversazione moderata da Elisabetta Rattalino (unibz)

 

15:00     Tavola rotonda con gli invitati

Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia | OPENING giovedì 04 aprile 2019 ore 19.00 | FM Centro per l’Arte Contemporanea Milano

Posted in Senza categoria by NABA Painting and Visual Arts on 01/04/2019

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IL SOGGETTO IMPREVISTO

1978 Arte e Femminismo in Italia

a cura di Marco Scotini e Raffaella Perna

 

4 aprile – 26 maggio 2019

inaugurazione: giovedì 4 aprile, ore 19.00-23.30

conferenza stampa e preview: mercoledì 3 aprile, ore 11.00

 

FM Centro per l’Arte Contemporanea presenta la mostra Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia, la prima esaustiva indagine dedicata ai rapporti tra arti visive e movimento femminista in Italia. Curata da Marco Scotini e Raffaella Perna, la mostra ricostruisce in modo puntuale un panorama artistico rimasto spesso in ombra nella recente storia dell’arte e quasi assente nel mercato, individuando nel 1978 l’anno catalizzatore di tutte le energie in campo, con opere di oltre 100 artiste italiane e internazionali attive in quegli anni in Italia. La mostra è realizzata in collaborazione con MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e Frittelli Arte Contemporanea e inaugura durante la Milano Art Week, in concomitanza con miart, fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano. Media partner: FLASH ART.

La mostra è realizzata con il contributo di Dior.

Nel 1978 alla Biennale di Venezia si tiene la mostra di sole donne Materializzazione del linguaggio, a cura di Mirella Bentivoglio; in occasione della quale circa ottanta artiste – tra cui Tomaso Binga, Irma Blank, Maria Lai, Lucia Marcucci, Giulia Niccolai, Anna Oberto, Mira Schendel, Patrizia Vicinelli, – fanno il loro ingresso alla Biennale rivendicando a gran voce spazio e visibilità in un luogo tradizionalmente difficile da conquistare per le donne. Nell’ambito della stessa edizione della Biennale una mostra antologica rende omaggio a Ketty La Rocca, protagonista della neoavanguardia italiana, venuta a mancare nel 1976 ad appena trentotto anni, oggi presente nelle collezioni del MoMA e del Centre Pompidou. Parallelamente, ai Magazzini del Sale la Biennale dà inoltre spazio al gruppo femminista “Immagine” di Varese e al gruppo “Donne/Immagine/Creatività” di Napoli.

Una importante sezione della mostra Il Soggetto Imprevisto, realizzata in collaborazione con il MART di Trento e Rovereto sarà dunque dedicata alla figura di Mirella Bentivoglio e alla sua Donazione di Poesia Visiva allo stesso MART, comprendente molte delle artiste presenti alla Biennale del 1978.

 

Se da un lato, dunque, il 1978 è l’anno dell’ingresso massiccio delle donne alla Biennale di Venezia, dall’altro, questa data segna anche la chiusura di alcune esperienze nevralgiche per i rapporti tra arte e femminismo: nel ’78, infatti, si interrompe l’attività della Cooperativa di Via Beato Angelico, primo spazio artistico interamente gestito da donne sorto a Roma nel 1976, alimentato da una figura come Carla Accardi, dopo la rottura del sodalizio con Carla Lonzi. Ma il 1978 è anche l’anno del seminario femminista internazionale Comrade Woman: Women’s Question – A New Approach? di Belgrado e della prima mostra femminista a Breslavia, in Polonia, First International Women’s Art Exhibition in Poland, organizzata da Natalia LL, artista molto presente nella scena italiana dell’epoca. Molte infatti sono le artiste internazionali che operano in quegli stessi anni in Italia: sempre nel 1978 Romana Loda, curatrice e gallerista di Brescia, realizza la sua ultima mostra collettiva di donne, intitolata Il volto sinistro dell’arte, dopo avere promosso lungo tutto il decennio alcune mostre decisive, tra cui Coazione a Mostrare e Magma, in cui le artiste italiane vengono presentate insieme alle più significative interpreti del panorama europeo: Marina Abramović, Hanne Darboven, Gina Pane, VALIE EXPORT, Rebecca Horn, Natalia LL e molte altre.

 

Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia intende presentare per la prima volta al pubblico internazionale una delle scene più interessanti della ricerca sperimentale degli anni Settanta, ponendo in luce la centralità delle donne nell’arte italiana di quel periodo, assieme agli scambi con il panorama artistico europeo e non solo. La mostra mette dunque in crisi la lettura storico-critica consolidata che relega le artiste in una posizione di marginalità. Le opere scelte, fondate in larga parte sull’esplorazione del linguaggio verbale e del corpo, sono volte a demistificare gli stereotipi di genere e a riflettere sul ruolo della donna nella società e nella cultura. I prestiti provengono da importanti collezioni private, dalle artiste e dai loro archivi e da istituzioni pubbliche e musei, come il già citato MART di Trento e Rovereto, Museo MADRE di Napoli, CAMeC di La Spezia. La mostra presenta inoltre un’ampia selezione di materiali grafici legati ai movimenti femministi – manifesti, fanzine, copertine di LP, insieme a fotografie e libri fotografici che documentano le lotte per il divorzio, l’aborto, la legge contro la violenza, realizzati da importanti fotografe, tra cui Paola Agosti e Agnese De Donato.

 

Un ulteriore approfondimento dei temi trattati da Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia è offerto dalla mostra Doing Deculturalization al Museion di Bolzano (dal 13/04 al 3/11/2019). Prendendo le mosse dal pensiero di Carla Lonzi, l’esposizione presenta posizione artistiche sia storiche che attuali.

 

«Riconosciamo in noi stesse la capacità di fare di questo attimo una modificazione totale della vita. Chi non è nella dialettica servo-padrone diventa cosciente e introduce nel mondo il Soggetto Imprevisto» (Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel, 1974 [2010, p.44]).

 

L’allestimento, i trasporti e la logistica, la conservazione delle opere sono affidate a Open Care Servizi per l’arte.

 

Aperture straordinarie durante miart:

venerdì 5 aprile, sabato 6 aprile: dalle 11.00 alle 22.00

domenica 7 aprile: dalle 11.00 alle 19.00

Orari della mostra dal 9 aprile al 26 maggio 2019:

dal martedì al venerdì 17.00-21.00

sabato e domenica 11.00-18.00

 

Visite guidate e in altri giorni/orari gratuite e su prenotazione – con possibilità di visitare i Laboratori di restauro di Open Care.

 

LO SPAZIO ESPOSITIVO

 

Situato all’interno dello storico complesso industriale dei Frigoriferi Milanesi, che comprende anche lo splendido edificio liberty del Palazzo del Ghiaccio, FM Centro per l’Arte Contemporanea, sotto la direzione artistica di Marco Scotini è presieduto da un board internazionale di esperti: Charles Esche (Director, Van Abbemuseum, Eindhoven), Hou Hanru (direttore artistico, MAXXI, Roma) Vasif Kortun (curatore e storico dell’arte, Istanbul), Grazia Quaroni (Director of Collections, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Paris), Enea Righi (collezionista). FM è un nuovo spazio per l’arte contemporanea, capace di sviluppare nuovi modelli espositivi e museali con un approccio sperimentale alle forme di produzione artistica contemporanea e alla valorizzazione della Collezione in tutti i suoi aspetti funzionali e culturali.

 

CONTATTI

Ufficio stampa mostra:

Maddalena Bonicelli

E-mail: maddalena.bonicelli@gmail.com

T: +39 335 6857707

Informazioni FMCCA:

Alessandro Azzoni

E-mail: press@fmcca.it

T: +39 02 73983280

 

 

La mostra è realizzata col contributo di

 

 

 

FM Centro per l’Arte Contemporanea è promosso da

http://www.opencare.it

 

THE UNEXPECTED SUBJECT

1978 Art and Feminism in Italy

curated by Marco Scotini and Raffaella Perna

 

April 4 – May 26, 2019

Opening: Thursday April 4, 7 pm-11.30 pm

Press Conference & Preview: Wednesday April 3

 

FM Center for Contemporary Art presents The Unexpected Subject. 1978 Art and Feminism in Italy, a new exhibition curated by Marco Scotini and Raffaella Perna, proposing for the first time a wide-ranging investigation and a precise reconstruction of the relationship between visual arts and feminist movement in Italy, identifying in 1978 the catalyst year of all energies in play (not only in Italy). The exhibition is realized thanks to the collaboration of MART Museum of Contemporary Art of Trento and Rovereto and Frittelli Arte Contemporanea, and opens during the Milan Art Week, in conjunction with miart, International Modern and Contemporary Art Fair of Milan. Media partner: FLASH ART.

The exhibition is sponsored by Dior.

In 1978, with the exhibition Materialization of Language curated by Mirella Bentivoglio, almost eighty women artists – including Tomaso Binga, Irma Blank, Maria Lai, Lucia Marcucci, Giulia Niccolai, Anna Oberto, Mira Schendel, Patrizia Vicinelli – make their entrance to the Venice Biennale for the first time, loudly claiming space and visibility in a place traditionally very difficult for women to conquer.

In the same edition of the Biennale, an anthological exhibition was dedicated to Ketty La Rocca, one of the leading figures of the Italian neo-avant-garde, deceased in 1978 aged 38 years, now part of important collections such as MoMA and Centre Pompidou. At the Magazzini del Sale, the Biennale also gave space to the “Immagine” group of Varese and the “Women / Image / Creativity” group of Naples.

 

An important section of The Unexpected Subject, created in collaboration with the MART Museum of Trento and Rovereto, will therefore be dedicated to the figure of Mirella Bentivoglio and her Donation of Visual Poetry to MART, including many of the artists present at the 1978 Biennale.

 

This year also marks the closing of some important experiences related to art and women’s movement. In 1978 the group Cooperativa Beato Angelico in Rome, the first artistic space entirely run by women, interrupted its activities. This group was fueled by an important artist, Carla Accardi (after the end of her collaboration with Carla Lonzi). But 1978 is also the year of the international feminist seminar Comrade Woman: Women’s Question – A New Approach? in Belgrade and the first feminist exhibition in Wroclaw, Poland, First International Women’s Art Exhibition organized by Natalia LL. Many international women artists worked in Italy in those same years: Marina Abramović, Sanja Iveković, Gina Pane, Rebecca Horn, etc.

Still in 1978, Romana Loda, curator and gallerist of Brescia, organized The Left Face of Art, the last of some landmark exhibitions organized throughout the decade, including Coazione a Mostrare and Magma, in which Italian women artists were presented together with the most significant artists of the European scene: Marina Abramović, Hanne Darboven, Gina Pane, VALIE EXPORT, Rebecca Horn, Natalia LL and many others.

 

The Unexpected Subject. 1978 Art and Feminism in Italy will present for the first time one of the most interesting scenes of experimental research in the 1970s to the international public, highlighting the centrality of women in the Italian art scene of that period, and their exchanges with the artistic panorama of Europe and beyond.

The exhibition criticizes the mainstream historical-critical view that relegates women artists to a marginal position. The selection will privilege artworks that demystify gender stereotypes and reflect on the role of women in society and in late capitalist culture. The works will be lend by private collections and institutions, the artists and their archives and important Italian public institutions and museums, like the MART Museum of Trento and Rovereto, MADRE Museum of Napoli, CAMeC of La Spezia.

The exhibition will also present a wide selection of printed materials linked to feminist movements – posters, fanzines, LP, together with photographs and photographic books, documenting the struggles for divorce, abortion and the law against violence shot by important photographers like Paola Agosti and Agnese De Donato.

 

The issues addressed in The Unexpected Subject. 1978 Art and Feminism in Italy will be further developed in the framework of Doing Deculturalization, the new exhibition that will take place at Museion in Bolzano from 13/04 to 3/11/2019. Starting from the thought of Carla Lonzi, the exhibition will present both historical and current artistic positions.

 

«We recognize within ourselves the capacity for effecting a complete transformation of life. Not being trapped within the master-slave dialectic, we become conscious of ourselves; we are the Unexpected Subject. » (Carla Lonzi, Let’s Spit on Hegel, 1974).

 

The set up, transport and logistics, the conservation of the works are entrusted to Open Care – Services for Art.

Special openings during miart:

Friday, April 5: from 11 am to 10 pm

Saturday April 6: from 11 am to 10 pm

Sunday, April 7: from 11 am to 7 pm

 

Opening hours from April 9 to May 26, 2019:

from Tuesday to Friday 5-9 pm

Saturday and Sunday 11 am-6 pm

 

Guided tours and other days / times free and by reservation – with the opportunity to visit the Open Care restoration laboratories.

 

THE VENUE

 

Located in the historical complex of the Frigoriferi Milanesi, FM Centre for Contemporary Art includes an exhibition area and a space for contemporary art galleries and artist archives. Along with the exhibition program, the Centre organizes residencies for artist and curators, seminars and workshops for collectors, as well as film screenings. The artistic direction is managed by Marco Scotini, who is supported by an advisory board of international experts which include Charles Esche (Director, Van Abbemuseum, Eindhoven), Hou Hanru (Artistic Director, MAXXI, Rome), Vasif Kortun (Curator and art historian, Istanbul), Grazia Quaroni (Director of Collections, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Paris), Enea Righi (Collector, Bologna).

 

CONTATTI

Exhibition press office:

Maddalena Bonicelli

E-mail: maddalena.bonicelli@gmail.com

T: +39 335 6857707

FMCCA Info:

Alessandro Azzoni

E-mail: press@fmcca.it

T: +39 02 73983280

 

The exhibition is sponsored by

 

 

FM Centre for Contemporary Art is promoted by

 

http://www.opencare.it

 

UNA GIORNATA DI PERFORMANCE A ROMA, nell’ambito della mostra LA STRADA. Dove si crea il mondo | 21 marzo 2019, Roma

Posted in Senza categoria by NABA Painting and Visual Arts on 18/03/2019

 

 

UNA GIORNATA DI PERFORMANCE A ROMA

nell’ambito della mostra LA STRADA. Dove si crea il mondo

 

Giovedì 21 marzo 2019

 

ore 11.00 | Piazza del MAXXI | Adrian Paci, One and Thirty-Four Chairs

 

ore 16.00 | Piazza della Rotonda, Pantheon | Lin Yilin, The Back

 

ore 18.30 | Piazza del MAXXI Improvvisazione libera di Giuseppe Chiari a cura di Massimo Bartolini in collaborazione con Radio Arte Mobile

 

in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

 

www.maxxi.art | www.naba.it | #LaStradaAlMAXXI

 

Roma 13 marzo 2019. Giovedì 21 marzo: un’intera giornata di performance con tre appuntamenti in luoghi diversi della città, a partire dalla Piazza del Museo per arrivare al Pantheon, uno dei luoghi simbolo di Roma.

Protagonisti Adrian Paci, Massimo Bartolini e Lin Yilin, artista presente nella mostra LA STRADA. Dove si crea il mondo (al MAXXI fino al 28 aprile).

Proprio in occasione della mostra, il MAXXI porta nuovamente l’arte fuori dalle gallerie del museo per trasformare le strade di Roma in luoghi di incontro, condivisione, riflessione e confronto attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.

Due delle tre performance in programma – quelle di Adrian Paci e Massimo Bartolini – sono realizzate in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, con la partecipazione degli studenti del Biennio Specialistico di Arti Visive e Studi Curatoriali, da un’idea di Hou Hanru, Direttore artistico del MAXXi e curatore di LA STRADA, e Marco Scotini, Direttore del Dipartimento di Arti Visive di NABA.

 

Il primo appuntamento è alle 11.00 nella Piazza del MAXXI con la performance di Adrian Paci One and Thirty-Four Chairs. L’azione ideata da Adrian Paci si basa sulla creazione di una piccola comunità estemporanea attraverso un gesto semplice e un oggetto ordinario come la sedia. Com’è tradizione nei piccoli paesi, a una particolare ora del giorno o in occasioni particolari si usa prendere dalla propria casa una sedia per portarla all’esterno, nello spazio pubblico e condiviso della strada: un gesto semplice e automatico, molto spesso caratterizzato dall’immediata emulazione da parte dei vicini di casa. Questo è ciò che l’artista vuole riproporre in una forma più consapevole, utilizzando, invece della strada o del marciapiede, la piazza del MAXXI, uno spazio pubblico aperto alla città ma anche un luogo istituzionale dell’arte e della cultura.

I partecipanti alla performance – che hanno risposto a una call lanciata da NABA – porteranno la sedia da casa e si recheranno al museo, documentando il tragitto. Giunti nella piazza, si posizioneranno nello spazio uno ad uno, ciascuno con la propria sedia, fino a formare un cerchio, uno spazio collettivamente disegnato da vivere in silenzio. La presenza fisica sarà l’unico strumento di espressione e comunicazione. L’unico gesto previsto dall’azione, alzarsi all’arrivo di ogni nuovo performer.

 

Si prosegue alle 16.00 a Piazza della Rotonda, in prossimità del Pantheon, nel cuore del centro storico di Roma, per la nuova performance dell’artista Lin Yilin, da sempre impegnato a indagare attraverso la sua pratica artistica le mutevoli condizioni socioeconomiche e i paesaggi politici instabili del mondo globalizzato. La performance The Back si propone di creare un dialogo tra la cultura occidentale dell’antichità e la Cina contemporanea. Un confronto tra Roma, internazionalmente riconosciuta come culla del diritto, e la nuova Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, non sempre avvertita come propria da una parte della popolazione cinese negli ultimi 40 anni, allargando la riflessione ai valori costituzionali in crisi anche in Occidente.

La performance, che prevede un vero e proprio tiro alla fune con le pagine arrotolate della Costituzione cinese, si divide in due momenti: il primo di fronte di fronte al Pantheon, monumento simbolo della cultura occidentale, poi l’azione si sposterà alle sue spalle, in via della Palombella.

 

La giornata si conclude alle 18.30, di nuovo nella Piazza del MAXXI, per la performance Improvvisazione libera, a cura di Massimo Bartolini, anch’essa in collaborazione con NABA. Questa performance, presentata nel 1990 da Giuseppe Chiari al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, prevede la partecipazione libera di almeno 70 persone tra musicisti professionisti e non, purché appassionati di musica. Ciascun partecipante dovrà portare con sé uno strumento musicale trasportabile. La performance vedrà la straordinaria partecipazione in apertura di Giancarlo Cardini al pianoforte. L’Improvvisazione libera di Chiari si inserirà solo dopo mezz’ora dall’inizio del concerto di Cardini, si unirà al pianoforte e proseguirà per circa un’ora cercando di seguire le apertissime indicazioni dello stesso Chiari: “L’orchestra seguirà un andamento indeterminato: quando uno inizia tutti iniziano, quando uno finisce tutti finiscono. Si può suonare uno strumento che non si conosce ma si deve tentare di suonarlo in modo tradizionale, si deve suonare il motivo o il frammento di un motivo che ci piace, si può improvvisare, cercare, comporre, si può lasciare il proprio strumento e andare a chiedere lo strumento ad un altro”.

 

La mostra “LA STRADA. Dove si crea il mondo”, a cura di Hou Hanru e dello staff curatoriale e di ricerca del MAXXI, ospita nelle gallerie del museo oltre 200 opere di più di 140 artisti da tutto il mondo (fino al 28 aprile 2019). La mostra – con lavori di Alfredo Jaar, Kendell Geers, Marinella Senatore, Olafur Eliasson, Santiago Sierra, Jimmie Durham, Barbara Kruger e molti altri – porta all’interno del museo la vitalità, il caos, le battaglie e le proteste civili, la sperimentazione e la creatività della strada – con tanto di gettata di asfalto lungo uno dei corridoi – intesa come manifesto della vita contemporanea, luogo in cui si crea una nuova visione del mondo.

Le performance, gli eventi transdisciplinari, le azioni pubbliche, i progetti site specific sono fondamentali per comprendere le nuove funzioni e l’identità della strada contemporanea.

 

 

NABA

NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, è un’Accademia di formazione all’arte e al design: è la più grande Accademia privata italiana e la prima ad aver conseguito, nel 1980, il riconoscimento ufficiale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Offre corsi di primo e secondo livello nei campi del design, fashion design, grafica e comunicazione, arti multimediali, scenografia e arti visive, per i quali rilascia diplomi accademici equipollenti ai diplomi di laurea universitari. Nata per iniziativa privata a Milano nel 1980 per volontà di Ausonio Zappa, Guido Ballo e Gianni Colombo, ha avuto da sempre l’obiettivo di contestare la rigidità della tradizione accademica e di introdurre visioni e linguaggi più vicini alle pratiche artistiche contemporanee e al sistema dell’arte e delle professioni creative. NABA è stata inserita da Domus Magazine tra le 100 migliori scuole di Design e Architettura in Europa, da Frame tra le 30 migliori scuole postgraduate di Design e Fashion al mondo e da BoF – Business of Fashion nel Global Fashion School Ranking.

Partendo dalla convinzione che questo spazio sia il luogo in cui si crea il mondo, esso viene analizzato come manifesto della vita contemporanea, scenario e punto di vista privilegiato dell’esperienza del quotidiano, un paesaggio in cui la comunità creativa e quella cittadina danno vita a una nuova comunità e a un nuovo mondo di creatività urbana.

 

 

 

 

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Ravi Agarwal | ECOLOGIES OF LOSS | A cura di Marco Scotini | 9 marzo – 9 giugno 2019 | PAV, Torino

Posted in docenti, Events, Exhibition by NABA Painting and Visual Arts on 28/02/2019

 

 

ECOLOGIES OF LOSS
Ravi Agarwal

A cura di Marco Scotini

9 marzo – 9 giugno 2019

 

Venerdì 8 Marzo 2019, il PAV Parco Arte Vivente presenta Ecologies of Loss, la prima personale italiana dell’artista indiano Ravi Agarwal. Con questa mostra, a cura di Marco Scotini, prosegue l’indagine del rapporto tra pratiche artistiche e pensiero ecologista nel continente asiatico, inaugurata con la personale dell’artista cinese Zheng  Bo Weed Party III. L’indagine (che vedrà presto altri appuntamenti) cerca di fare il punto sulla “centralità dell’Asia nella crisi climatica”, come sostiene Amitav Ghosh.

Tra i maggiori esponenti della scena artistica indiana, da decenni Ravi Agarwal conduce una pratica inter-disciplinare come artista, fotografo, attivista ambientale, scrittore e curatore. Il suo lavoro esplora questioni nodali dell’epoca contemporanea quali l’ecologia, la società, lo spazio urbano e rurale, il capitale. Per oltre quattro decadi, la fotografia ha costituito il medium d’elezione per il lavoro di Ravi Agarwal, che ha poi conosciuto una dimensione più estesa grazie all’inclusione di installazioni, video, interventi di arte pubblica, diari, all’interno di progetti dalla durata pluriennale.

La natura decentrata del suo approccio (plurale, frattale, polifonico) colloca Ravi Agarwal tra quegli esponenti di una scienza nomade (Deleuze e Guattari) che si muovono contro le istanze teoriche unitarie, in favore di saperi minori, frammentari e locali. Animato dal desiderio di riappropriazione dei poteri collettivi autonomi sottratti dal capitalismo, di auto-gestione e auto-governo dei propri corpi e delle proprie vite, di cooperazione nel lavoro umano ed extra-umano, Agarwal registra i cambiamenti in corso nell’ambiente a partire dal lato della perdita. Da qui deriva il titolo, Ecologies of Loss, della mostra concepita per il PAV.

 

In questo senso, trattandosi della prima personale in Italia, la mostra cerca di raccogliere nuclei di opere scalate cronologicamente negli anni: da Have you Seen the Flowers on the River (2007 – 2010) a Extinct? (2008), da Alien Waters (2004 – 2006) a Else All Will Be Still (2013 – 2015). All’interno di queste estese ricerche, la perdita dell’animale (la comunità degli avvoltoi della parte meridionale dell’Asia) non è distinta dalla minaccia dell’estinzione della coltura del garofano indiano (la sua economia sostenibile, i suoi significati rituali), la perdita del fiume Yamuna, da quella del linguaggio (con il ricorso alla antica letteratura Sangam, scritta in Tamil), fino alla perdita del sé soggettivo – secondo una logica di interconnessione ecosistemica per la quale nessun elemento risulterebbe isolabile dal resto.

Ma l’aspetto fondamentale e originale della pratica artistica e attivista di Ravi Agarwal è quello che da più parti è stata definita come “personal ecology”. E ciò fin dal 2002, quando il suo lavoro viene presentato a Documenta XI e il tema ecologico non è ancora all’ordine del giorno. Piuttosto che “personal ecology” sarebbe più giusto definirla, con la derivazione foucaultiana, “ecologia del sé”, cioè come l’implicazione della propria auto-biografia all’interno dell’ambiente, come sua componente indissociabile. Per questo l’ambiente non potrà essere solo naturale, ma psichico, sociale, linguistico, semiotico. Da questo punto di vista, risulta particolarmente emblematico il lavoro presentato a Yinchuan Biennale. Il titolo, Room of the Seas and Room of Suns fa riferimento a due spazi della vita dell’artista, connessi dal comune elemento della sabbia. Due contesti ecologici, due politiche di sopravvivenza, il paesaggio umido della città costiera di Pondicherry e quello arido del deserto del Rajasthan, della sua infanzia e dei suoi antenati. Come afferma Agarwal, il fiume non è solo un corpo d’acqua che scorre attraverso la città, ma una rete di miriadi di relazioni interconnesse alla città, ai suoi abitanti e alla natura.

I suoi lavori sono stati esposti in manifestazioni internazionali tra le quali menzioniamo Yinchuan Biennale (2018), Kochi Biennale (2016), la Sharjah Biennial (2013), Documenta XI (2002).

Ravi Agarwal è fondatore e direttore della ONG ambientalista Toxic Link, oltre a far parte di diversi comitati regolatori, a fianco della sua costante attività di studio, ricerca e scrittura relativamente ai temi connessi alla sostenibilità ambientale, sia nella dimensione accademica sia sui media più popolari. Nel 2008 è stato insignito dello Special Recognition Award for Chemical Safety delle Nazioni Unite e, nel 1997, gli è stata assegnata l’Ashoka Fellowship per l’imprenditoria sociale.

La mostra è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT, della Regione Piemonte e della Città di Torino.

 

 

 

All’interno delle iniziative previste per l’approfondimento della mostra Ecologies of Loss le Attività Educative e Formative del PAV propongono Un prato in città, attività di laboratorio che, su un piano estetico, formale e scientifico, studia la conformazione e le proprietà del fiore di Tagete (Tagetes L.), anche noto come garofano d’India.  Questo fiore speciale da cui si ricava un prezioso olio essenziale curativo e i cui colori vivaci attragono api e farfalle, nella cultura indiana viene offerto per celebrare unioni, feste e rituali ed è simbolo di benessere e prosperità.

Per partecipare alle attività è necessaria la prenotazione: 011 3182235 – lab@parcoartevivente.it

 

 

 

 

 

 

PAV – Parco Arte Vivente

Via Giordano Bruno 31 – 10134 Torino  Italy

  1. +39-011-3182235
  2. info@parcoartevivente.it

www.parcoartevivente.it

CONTATTI PER LA STAMPA

Lara Facco P&C

viale Papiniano 42 | 20123 Milano

+39 02 36565133 | press@larafacco.com

 

 

 

PRESS RELEASE

 

 

ECOLOGIES OF LOSS
Ravi Agarwal

curated by Marco Scotini

March 9th – June 9th 2019

 

On Friday 8th March 2019, PAV Parco Arte Vivente will present Ecologies of Loss, the first Italian solo exhibition of the Indian artist Ravi Agarwal. Curated by Marco Scotini, this exhibition continues his investigation into the relationship between artistic practices and ecological thought in the Asian continent, begun with the solo exhibition of the Chinese artist Zheng Bo Weed Party III. This investigation (around which there will soon be other events), wants to take stock of the “centrality of Asia in the climate crisis” as claimed by Amitav Ghosh.

 

As one of the major exponents of the Indian art scene, Ravi Agarwal has, for decades, lead an inter-disciplinary practice as an artist, photographer, environmental activist, writer and curator. His work explores vital questions of the contemporary era such as, ecology, society, urban and rural spaces, and capital. For more than forty years, photography has been the preferred element in Ravi Agarwal’s work and this has subsequently experienced a more extended dimension thanks to the inclusion of installations, video, public art interventions, and diaries within projects lasting several years.

 

The decentralized nature of his approach (plural, fractal, polyphonic), places Ravi Agarwal amongst those exponents of a nomadic science (Deleuze and Guattari) who act against unitary, theoretical examples in favor of lesser, fragmentary and local forms of knowledge. Moved by the desire to take back control of autonomous, collective powers subtracted from capitalism, self-management and self-government, and cooperation in human and extra-human labor, Agarwal records the ongoing changes in the environment, beginning from the side of the losses. This results in the exhibition’s title, Ecologies of Loss, created for the PAV.

 

In this sense, given that this is his first solo exhibition in Italy, it tries to bring together nuclei of works chronologically disposed over the years: from Have you Seen the Flowers on the River (2007-2010) to Extinct? (2008), from Alien Waters (2004-2006) to Else All Will Be Still (2013-2015). Within these extensive areas of research, the loss of animals (the community of vultures in the southern part of Asia) is no different to the threat of extinction for the Indian carnation crops (its sustainable economy and significant rituals), the loss of the Yumana River from that of language (with recourse to ancient Sangam literature written in Tamil), through the loss of the subjective self – in accordance with a logic of ecosystemic interconnections by means of which, no one element can be isolated from the others.

 

However, the fundamental and original aspect of Ravi Agarwal’s artistic and activist work is that which has been variously defined as “personal ecology” since 2002, when his work was presented at Documenta and when the subject of ecology was still not on the agenda. Rather than “personal ecology”, it might be more correct to define it, with a derivation from Foucault, as “technologies of the self” or, in other words, as the implication of one’s own autobiography within the environment, as an indissociable component of it. For this reason, the environment cannot be solely natural but must also be psychological, social, linguistic, semiotic, etc. From this point of view, the work presented at the Yinchuan Biennale is particularly emblematic. Its title, Room of the Seas and Room of Suns, refers to two areas of the artist’s life connected by the common element of sand. Two ecological contexts, two survival policies: the damp landscape of the coastal city of Pondicherry and the arid Rajasthan desert, of his infancy and his ancestors. As Agarwal claims, the river is not only a body of water that runs through the city, but a network of thousands of relationships interconnected with it, its inhabitants and with nature.

 

His works have been displayed in international exhibitions, amongst which are the Yinchuan Biennale (2018), the Kochi Biennale (2016), the Sharjah Biennial (2013) and Documenta XI (2002).

Ravi Agarwal is the founder and director of the environmental NGO Toxic Link, as well as being part of a number of regulatory committees alongside his continuous studio, research and writing activities in relation to the subjects linked to environmental sustainability, both within academia and the more popular media. In 2008, he was awarded the United Nations Special Recognition Award for Chemical Safety and, in 1997, the Ashoka Fellowship for Social Entrepreneurship.

The exhibition has been staged with the support of the Compagnia di San Paolo, the Fondazione CRT, the Regione Piemonte and the City of Turin.

 

 

 

Within the initiatives planned for the exhibition, PAV Educational and Training Activities proposes Un prato in città (A grassland in the city), laboratory which examines the Tagete flower (Tagetes L. – also known as marigold) conformation and properties from an easthetic, formal and scientific point of view. From this special flower it is extracted a precious healing essential oil is extrated by this special flower; with its bright colours, this oil attracts bees and butterflies and in Indian culture it is offered to celebrate unions, holidays and rituals as a symbol of well-being and prosperity.

Reservation required: 011 3182235 – lab@parcoartevivente.it

 

 

 

 

 

 

PAV – Parco Arte Vivente

Via Giordano Bruno 31 – 10134 Torino  Italy

  1. +39-011-3182235
  2. info@parcoartevivente.it

www.parcoartevivente.it

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